Guerra e Pandemia: i due eventi a confronto

Pubblicato il 04/05/2022 - Marco Chinaia
A distanza di soli due anni due eventi straordinari hanno colpito i mercati finanziari: covid-19, che a marzo 2020 ha portato ad una delle correzioni più rapide ed intense della storia recente e, appena due anni dopo, con la pandemia ancora sullo sfondo, la Guerra tra Russia e Ucraina inseritasi in contesto di instabilità, andando a peggiorare la combinazione tra crescita economica ed inflazione. Due eventi apparentemente assai remoti che sono finiti per diventare scenari di base. Quali sono stati gli effetti sui principali indici del mercato azionario durante i primi due mesi?

 

 

Quando, tra il mese di dicembre 2019 e gennaio 2020, in Cina cominciarono a diffondersi notizie riguardanti la presenza di un nuovo virus, il covid – 19, non tutti i mercati vennero influenzati, specie quelli americani e del vecchio continente, che si sono mostrati resilienti per buona parte di febbraio. Infatti, fino a quel momento sembrava che il problema potesse riguardare solamente alcuni territori della Repubblica Popolare cinese, ma con la rapida diffusione dei casi, prima in Europa, poi in America e velocemente in tutto il mondo, la reazione dei mercati azionari è stata molto violenta. Tra febbraio e marzo 2020 è stata registrata una delle più grandi correzioni della storia recente, che è passata alla storia, non soltanto per la sua forza, ma per la sua rapidità ed estensione.

Il crollo dei mercati finanziari azionari del 2020, seppur con diversità temporali e di intensità, ha interessato quasi indistintamente tutti i mercati e comparti azionari, che hanno registrato le maggiori perdite dalla Grande Recessione del 2008. Il periodo più intenso del crollo dei mercati azionari può essere individuato tra il 19/02/2020 e il 16/03/2020. Durante questo periodo di forte volatilità, complici i crescenti timori per la chiusura dell’economia globale ed il conseguente impatto economico, indici come il FTSE MIB ed il CAC 40, hanno registrato perdite, rispettivamente del – 40,61% e del – 35,91%. Non è andata diversamente nel mercato americano con lo S&P 500, che ha subito perdite per il 31,27% del suo valore. Più contenute le perdite registrate dal Pacifico e dai Mercati emergenti, con l’MSCI Japan in rosso del – 24,84% e l’MSCI China del – 18,67%.

 

Appena due anni dopo, il 24 febbraio scorso, la Russia del Presidente Vladimir Putin, dopo aver riconosciuto l’indipendenza delle Repubbliche popolari separatiste del Donbass ha iniziato l’offensiva verso l’Ucraina, bombardando diverse città al confine. La guerra si è inserita in un contesto caratterizzato da un’economia globale ancora in fase di ripresa dalla pandemia, con una crescita economica in fase di rallentamento e un’inflazione permanentemente al rialzo, stimolata dall’aumento vertiginoso dei prezzi di alcune materie prime, come gas e petrolio.

La reazione dei principali mercati finanziari a questo tipo di evento è stata immediata, ma meno forte, più contenuta e maggiormente difforme rispetto a quella vista nel febbraio 2020. L’indice russo, l’MSCI Russia ha registrato, al 9 marzo, perdite per il 53,21% del suo valore, vedendo sospesa la propria quotazione su tutti i principali mercati mondiali. I mercati Europei hanno pagato il prezzo più alto, per la forte dipendenza commerciale e finanziaria verso la Russia, colpita da pesanti sanzioni, che hanno messo in crisi le forniture di energie, di materie prime e le attività di import ed export di prodotti e servizi. Durante le prime settimane di conflitto, tra il 24/02/2022 e il 04/03/2022, il FTSE MIB ha registrato perdite pari a – 13,45%, seguito dal CAC 40 a – 10,60%. L’indice MSCI Europe, il principale indice rappresentativo del mercato azionario europeo, ha registrato perdite pari a - 6,86%. Il mercato cinese ha subito un’iniziale leggera flessione pari a – 3,46%, mentre il mercato americano, rappresentato dallo S&P 500, ha addirittura registrato un incremento dei rendimenti del + 6,38%.

 

Guardando alle performance cumulate dei principali indici azionari, a due mesi di distanza dall’inizio dei due eventi, Pandemia e Guerra, è possibile fare un bilancio e confrontare l’impatto che questi avvenimenti hanno avuto sulle quotazioni degli indici e sull’andamento dei principali mercati finanziari.

 

La Pandemia da covid - 19, evento di portata globale, che ha ridisegnato e profondamente cambiato l’economia mondiale ha avuto un impatto molto forte, che ha condizionato quasi indistintamente tutti i mercati, che si sono trovati ad affrontare scenari inaspettati e nuovi per la storia finanziaria moderna. Il crollo dei mercati del 2020 è stato caratterizzato da un’eccezionale rapidità e forza che ha portato al crollo della stragrande maggioranza degli indici azionari. A questo crollo è seguita, nella seconda parte del 2020 e per larga parte del 2021, una delle più vigorose riprese economiche, che ha permesso ai mercati di recuperare l’enorme terreno perso durante le fasi iniziali e più acute della pandemia, sostenuti dalla riapertura dell’economia e dalle importanti manovre espansive messe in campo dalle Banche Centrali.

Ponendo l’attenzione verso le performance cumulate degli indici azionari, si può notare come a due mesi dall’inizio della pandemia, tutti gli indici presentavano ancora performance negative e in alcuni casi con picchi molto forti di volatilità, soprattutto nel mercato europeo. Guardando agli indici rappresentativi delle principali zone geografiche, l’MSCI Europe è stato l’indice ad aver registrato le maggiori perdite, pari a – 21,45% (- 35,80% la perdita massima del periodo). Il Paese più colpito è stato sicuramente il mercato azionario italiano, rappresentato dal FTSE MIB, che ha perso il – 32,35% (- 41,54% la perdita massima del periodo). Con riferimento ai diversi stili di gestione, lo stile Value ha pesantemente sottoperformato lo stile Growth con maggiore evidenza in Europa, dove l’MSCI Europe Value ha registrato una perdita del – 28,90% (- 40,32% la perdita massima del periodo).

 

Il fenomeno della Guerra tra Russia e Ucraina, a due mesi dall’inizio del conflitto, appare, almeno per ora, un fenomeno maggiormente circoscritto rispetto alla pandemia, divenuta rapidamente di portata globale. Infatti, la reazione dei mercati finanziari non è apparsa omogena. L’Europa e i mercati emergenti sono stati i mercati maggiormente colpiti dalle tensioni geopolitiche. A due mesi dall’inizio del conflitto, l’MSCI Europe si trova ancora in territorio negativo con una performance del – 2,13% (- 8,69% la perdita massima del periodo), mentre l’MSCI Emerging markets con una performance del – 7,17% (-12,07% la perdita massima del periodo).

Tra i Paesi, la Cina, nonostante l’iniziale neutralità e lontananza dal conflitto, a due mesi dall’inizio della Guerra ha registrato rendimenti pari a – 16,17% (- 24,41% la perdita massima del periodo). Il maggiore Paese orientale ha subito solo in un secondo momento le conseguenze dell’inasprimento delle tensioni geopolitiche, grazie alla rinnovata vicinanza politica verso la Russia. Inoltre, l’economia cinese nello stesso momento è stata notevolmente influenzata da alcune strette governative e dall’aumento dei contagi legati alla pandemia, che hanno permesso il rallentamento dell’economia.

Tra gli stili di gestione, in questo caso sono stati i titoli Value a sovraperformare i titoli Growth sia per il mercato globale, che americano, diversa la situazione in Europa dove l’MSCI Europe Value ha registrato una performance del – 2,68% a fronte del – 1,51% messo a segno dall’MSCI Europe Growth.

In questo periodo, come mostrato dalla rappresentazione dei rendimenti, le performance positive non sono mancate, le migliori sono state messe a segno dal mercato americano, che sembra aver meno risentito della situazione europea. L’MSCI USA Value ha registrato una performance del + 7,70%, mentre l’S&P 500 del + 5,18%.

Dopo due mesi dall’inizio del conflitto, differentemente da quanto successo durante la pandemia, lo scenario e le prospettive per l’economia globale restano molto incerte. L’incertezza è legata alla pandemia, che non ha smesso di influenzare l’economia globale, alla crisi del mercato energetico, alla persistenza delle strozzature di offerta e all’emergere di sintomi di eccesso di domanda, sia in Europa, che negli Stati Uniti. Questo sta portando ad una svolta del ciclo di politica monetaria molto più rapido del previsto e verso una rotta restrittiva, rafforzando le attese di rallentamento della crescita globale e di possibile recessione, quantomeno in Europa, con implicazioni di ampia portata anche per i mercati finanziari, dove si prospetta un periodo di maggiore volatilità.

 

Zone geografiche

 

Performance dal 19/02/2020 al 20/04/2020

 

Performance dal 24/02/2022 al 26/04/2022

 

Paesi

 

Performance dal 19/02/2020 al 20/04/2020

 

Performance dal 24/02/2022 al 26/04/2022

 

Stili di gestione

 

Performance dal 19/02/2020 al 20/04/2020

 

Performance dal 24/02/2022 al 26/04/2022

 

* La metodologia utilizzata per l'elaborazione dei dati è interna a Quantalys. I calcoli sono aggiornati al 26 aprile 2022.


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Da Marco Chinaia - Junior Financial Analyst presso Quantalys Italia.