Rassegna stampa maggio 2021

Pubblicato il 28/05/2021 - Marco Chinaia
La Rassegna Stampa Quantalys: in un'unica pubblicazione le posizioni e le analisi delle varie SGR

 

FIDELITY: “Le rapide riaperture stanno portando a una crescita dell’inflazione”.

Ad aprile, l’indicatore dei prezzi al consumo statunitense ha registrato l’aumento più alto degli ultimi 13 anni, pari al 4,2% su base annua. Questo, in parte, può essere spiegato da alcuni effetti base positivi, dalla crescita dei prezzi dell’energia e dalla parziale riapertura dell’economia.

Con l’attenuarsi della pandemia, infatti, i settori legati alla riapertura dell'economia hanno registrato una crescita particolarmente forte. I prezzi dei beni di base sono aumentati del 4,4% su base annua in aprile, guidati dai prezzi di auto e camion usati che si sono espansi del 21%. Anche l'inflazione dei servizi di base è salita al 2,5% su base annua, sostenuta dalla ripresa dei prezzi degli hotel e delle tariffe aeree.

Nonostante la deflazione registrata nella primavera del 2020 sia per i beni che per i servizi, il prezzo dei beni si è rapidamente ripreso quando le persone hanno iniziato a fare acquisti online e i limiti delle catene di approvvigionamento e della capacità produttiva hanno spinto in alto i prezzi delle materie prime. Lo scorso dicembre, l'inflazione dei beni ha superato quella dei servizi per la prima volta dal 2011. Anche se l'inflazione dei beni rimane notevolmente più alta, l'inflazione dei servizi sembra ora aver svoltato l'angolo.

Ma quali sono le aspettative sull’inflazione dei beni e sull’inflazione dei servizi? E che implicazioni potrebbero avere sul livello generale dei prezzi negli Stati Uniti?

Al link Fidelity.it l’articolo completo.

 

AMUNDI: ““Shift and Narratives” #3: Perché gli investitori dovrebbero prestare attenzione alla COP26?”.

 

La Conferenza delle Parti (COP26) che si terrà a Glasgow è stata acclamata come un punto di svolta nella lotta globale al cambiamento climatico, con la nuova amministrazione statunitense e la lunga e faticosa uscita dalla pandemia di Covid-19. A sei anni dall’Accordo di Parigi, l’obiettivo è chiaro: limitare l’aumento delle temperature a 1.5°C al di sopra delle medie preindustriali, il che significa raggiungere entro il 2050 emissioni nette di carbonio pari a zero, e ridurle della metà in questo decennio.

Al momento la strada giusta non è ancora stata imboccata. Infatti, nel 2021, le emissioni di carbonio sono destinate ad aumentare al secondo ritmo annuale più veloce mai registrato - secondo solo al rimbalzo dopo la crisi finanziaria globale nel 2008. Ciò è in contrasto con quanto affermato dai policymaker e dal settore privato, secondo cui il cambiamento climatico è la priorità assoluta nell’agenda globale. In effetti, abbiamo visto il cambiamento climatico assumere un ruolo centrale nelle dinamiche macroeconomiche e geopolitiche globali, soprattutto per quanto riguarda le relazioni USA-Cina. Sebbene i piani di ripresa per il Covid-19 offrano una finestra di opportunità per ‘ricostruire in modo più verde’,  finora non sono all’altezza delle loro ambizioni riguardo al clima.

Questo contesto che implicazioni potrebbe avere per gli investitori? Cosa possono aspettarsi dalla COP26 di Glasgow?

Al link Amundi.it il documento completo a cura di J. Barberis, C. Le Meaux e T. Pouget-Abadie.

 

PICTET: “Perché i rendimenti reali sono davvero importanti”.

 

“Chi investe in obbligazioni utilizza diversi indicatori per la costruzione del portafoglio, ma è il rendimento reale che merita tutta l'attenzione”.

I dati storici non contano molto quando il mondo è alle prese con una pandemia globale e non esiste nemmeno un manuale pratico capace di spiegare e prevedere cosa potrà accadere nel momento in cui l’enorme ondata di stimoli fiscali e monetari sarà destinata a dissolversi. Nonostante sia comprensibile come gli investitori obbligazionari siano leggermente disorientati, in questo scenario incerto esiste un indicatore la cui importanza per la costruzione del portafoglio rimane invariata: il rendimento reale.

I rendimenti reali, vale a dire il ritorno annualizzato che un titolo di Stato garantisce una volta detratta l'inflazione, possono fornire una chiave di lettura affidabile sulla crescita economica futura e sulla politica monetaria; inoltre, hanno un forte impatto sull'attrattiva delle valute e dei titoli a reddito fisso più rischiosi.

Ma come è possibile utilizzare il monitoraggio dei rendimenti reali per guidare gli investitori verso il possibile sviluppo di eventi futuri?

Al link AM.Pictet l’articolo completo a cura di M. Benhaim, Head of Fixed Income Investment Strategy & Solutions.

 

ALLIANCEBERNSTEIN: “Risparmi delle famiglie: una fonte di crescita superiore alle attese?”.

 

Durante il 2020 i risparmi delle famiglie dei mercati sviluppati sono aumentati notevolmente, segnando un incremento del tasso di risparmio lordo pari al 19%. Analogamente, le disponibilità di valuta e i depositi bancari delle famiglie sono aumentati da 1.400 miliardi di dollari alla fine del 2019 a 4.300 miliardi di dollari alla fine dello scorso anno. Tale incremento rappresenta il 10% circa del PIL aggregato dei mercati sviluppati, una variazione senz’altro significativa.

Con la progressiva rimozione delle restrizioni alle attività economiche e sociali e lo sblocco della domanda inespressa, questo accumulo di risparmio darà probabilmente impulso ai consumi. Tuttavia, il peggioramento dei conti pubblici e la distribuzione disomogenea dell’eccesso di risparmio lasciano supporre che l’impatto sarà verosimilmente inferiore a quanto suggerito dal dato complessivo.

L’economia globale sta per entrare in una fase in cui i tassi di crescita annui raggiungeranno livelli mai visti prima. Tuttavia, gran parte di questa crescita è artificiale, essendo semplicemente il riflesso di una maggiore apertura dell’economia rispetto all’anno scorso. Una vera sorpresa al rialzo richiede più che qualche effetto base positivo. Un’area che potrebbe assicurare una crescita superiore alle attese è lo sblocco dei risparmi forzati delle famiglie. L’anno scorso i tassi di risparmio sono aumentati in tutto il mondo sviluppato, poiché i governi hanno sostenuto con successo il reddito aggregato in una fase in cui i consumi sono stati limitati dai lockdown.

Ma considerare solo il miglioramento dei bilanci delle famiglie risulta fuorviante? L’aumento dei risparmi risulta distribuito in maniera uniforme?

Al link AllianceBernstein.com l’articolo completo a cura di D. Williams, Global Economic Research presso AllianceBernstein (AB).

 

SCHRODERS: “La nave del 'value' è già salpata?”.

 

Gli ultimi sei mesi, sin dall’annuncio del vaccino Pfizer a inizio novembre, hanno visto il ritorno dello stile value nel mondo degli investimenti. Infatti, alcuni settori sin qui poco apprezzati tra cui il bancario, l’energetico, l’automotive e le aziende legate al mondo pubblicitario sono entrate in rally.

Tuttavia, è importante non concentrarsi troppo sui movimenti dei prezzi di breve termine, poiché guardando al Quadro più generale si nota che molti titoli vengono ancora scambiati su livelli molto bassi. Il divario tra le valutazioni dei fondamentali tra i titoli con rating più elevato e quelle con rating meno elevato a livello globale, restano su livelli estremi e quest'ultimo rimbalzo del value è quasi invisibile su un orizzonte più lungo. I movimenti che abbiamo visto negli ultimi mesi potrebbero sembrare estremi, ma si ritiene che, si tratti più di una scossa che non di un terremoto.

Negli ultimi anni si può notare come i comportamenti meno razionali sui mercati tendono ad avvenire nelle fasi di culmine dei cicli, come accaduto al picco della mania delle dotcom (1999-2000), ma che punti in comune potrebbe avere questo contesto con la fase di piccolo della bolla delle dotcom? E che opportunità di investimento si celano dietro l’attuale andamento dei titoli value?

Al link Schroders.com l’articolo completo a cura di S. Adler e L. Nunn, Fund Manager, Equity Value.

 

T.ROWEPRICE: “Nei suoi primi 100 giorni, Biden traccia grandi cambiamenti per l'economia”.

 

Il presidente Joe Biden, nel suo primo discorso al Congresso, ha fatto subito capire, senza mezzi termini che, i suoi primi 100 giorni di presidenza sarebbero stati precursori della sua futura agenda che, si sostanzia principalmente in due pacchetti di misure atte a ridisegnare l’economia americana:  l’"American Jobs Plan" (AJP), che si concentra sulla spesa per le infrastrutture e sulla promozione dell'innovazione nei settori chiave, e l’"American Families Plan" (AFP), che intende facilitare l'accesso all'istruzione espandendo ed estendendo i crediti d'imposta per le famiglie a basso reddito e per quelle con bambini a carico. Questi pacchetti verranno finanziati dallo stanziamento di una somma pari a 1.900 miliardi di dollari, approvata all’inizio di quest’anno.

Se messi in atto, la massiccia spesa e gli aumenti fiscali necessari per finanziare questi piani potrebbero avere importanti ricadute sui mercati e sull'intera economia statunitense.

Ma quali saranno i settori che, con maggiori probabilità, saranno influenzati dalle possibili novità legislative?

Al link T.RowePrice.com l’articolo completo a cura di K. Deal, Associate Analyst

 

KAIROS: “Il Rosso e il Nero: Non c’è fretta”.

 

Durante i mesi di lockdown si è discusso e speculato su quale sarebbe stata la reazione alla riapertura, in termini di propensione al consumo. Ci si è chiesti se i consumatori si sarebbero comportati come una molla compressa precipitandosi euforici a comprare tutto quello che è stato per loro inaccessibile per più di un anno o avrebbero conservato le nuove abitudini a una vita sobria ed essenziale? E per i beni durevoli, in particolare casa e auto, che tradizionalmente hanno dato la spinta iniziale a tutti i cicli economici del dopoguerra?

Per rispondere abbiamo a disposizione i dati empirici di un paese che è uscito da tempo dall’emergenza, la Cina, e di un altro che è in una fase avanzata di transizione verso la normalità, gli USA. L’impressione che se ne ricava è che il pubblico, in generale, abbia seguito una linea intermedia di ritorno graduale alla normalità, lento in Cina, più veloce in America, dove in realtà la contrazione dei consumi, nel 2020, è stata limitata al 3,9% rispetto al 2019.

I mercati, per quanto ancora confusi e storditi dal 4,2 di inflazione americana, intuiscono che l’inflazione da disordine è transitoria e si mostrano pazienti. E non dimentichiamo che, ad aiutare i mercati a rimanere costruttivi, ci sono i più di 200 miliardi al mese di acquisti di titoli solo per calcolare Fed e Bce. Nel catino dei mercati l’acqua può anche essere a tratti agitata, ma finché il rubinetto delle banche centrali continua a versare generosamente ci possono essere onde e gorghi, ma il livello medio dell’acqua non può che continuare a salire. Infatti, finché sentiremo i policy maker esprimere preoccupazione per le varianti del virus, per l’epidemia che avanza in Asia meridionale, per i milioni di persone che non sono ancora state riassunte potremo stare tranquilli sul fatto che il ritorno alla normalità monetaria e fiscale (quest’ultima soprattutto in America, in Europa vedremo) sarà cautissimo.

In questo contesto come si profila l’estate 2021 per i mercati finanziari?

Al link Kairospartners.com l’articolo completo a cura di A. Fugnoli, Strategist.

 

GAM: “Tutto passa. Anche l’inflazione?”.

 

L’evoluzione dell’indice dei prezzi al consumo e la conseguente reazione delle Banche Centrali hanno condizionato l’andamento dei mercati negli ultimi mesi. In Europa il rialzo delle attese d’inflazione e dei rendimenti governativi è stato certamente più moderato rispetto agli Stati Uniti, ma non trascurabile.

Dopo il crollo nel 2020, i prezzi sono tornati a salire quest’anno, con un dato aggregato dell’1,6% per l’Area Euro, del 2,1% per la Germania. Il movimento sulle curve Euro ne è stata una conseguenza, anche se la reazione dei tassi finora è stata decisamente inferiore a quella dell’inflazione, quantomeno per il Bund.

Ma se, da un lato la retorica delle due maggiori Banche Centrali (Fed e Bce) afferma con assoluta certezza che l’attuale trend è transitorio e che, in forza di questo, non ci saranno modifiche a breve delle attuali politiche monetarie, dall’altro, uno degli effetti “collaterali” del quantitative easing è la riduzione del flottante sul Bund disponibile per gli investitori privati.

Cosa succederebbe se il concetto di “transitorio”, per propria natura soggettivo, si dovesse protrarre per un paio d’anni, come ad esempio avvenuto dopo il 2011?”

Al link Gam.com l’articolo completo a cura di M. De Palma, Head of Multi Asset Team

 

Da Marco Chinaia - Junior Financial Analyst presso Quantalys Italia.