Rassegna Stampa Ottobre 2020

Pubblicato il 30/10/2020 - Alessia Vicario
La Rassegna Stampa Quantalys: in un'unica pubblicazione le posizioni e le analisi delle varie SGR

 

 

Eurizon: “Rischi di breve ma uno scenario positivo nel medio”

Nel mese di settembre sui mercati azionari c’è stata una fase di correzione seguita dal recupero di ottobre. In realtà le borse globali, da inizio settembre, non stanno facendo nuovi massimi. Le borse americane e emergenti hanno tenuto meglio di quelle europee che, invece, hanno cominciato a soffrire per il ritorno della pandemia. I tassi governativi di qualità core sono vicino ai minimi anche se c’è stata una tendenza dei tassi americani di provare a risalire, sposando lo scenario favorevole per i ciclo economico, quelli tedeschi invece sono ancora vicini ai minimi. Il dollaro, dopo un indebolimento durato per larga parte del 2020, è in stabilizzazione. Gli investitori ragionando guardando alla pandemia, all’impatto sulla crescita economica e ai risultati delle elezioni americane. Il virus è ancora in accelerazione, grande attenzione per l’Europa e grande differenziazione geografica (grande attenzione per l’Europa, Asia sotto controllo, in accelerazione anche negli Stati Uniti).   E’ una seconda ondata che non creerà gli stessi effetti negativi della prima proprio perché ha diverse implicazioni a livello geografico e la ripresa globale non è in causa. Negli Usa l’attenzione è sulla campagna elettorale e sulle implicazioni, la lettura degli investitori è che chiunque vincerà darà vita a un nuovo stimolo fiscale, il rischio per gli investitori è più nell’immediato i risultati e la probabile contestazione potrebbe creare volatilità sui mercati ma l’impatto è positivo nel medio lungo periodo.

Eurizon, in questa fase di transizione e movimento laterale, ha incrementato il posizionamento sulle aree che sembrano pronte a continuare il recupero ciclico. Componente obbligazionaria: sottopeso di titoli tedeschi e di titoli americani. Guardando ai tassi governativi, in eurozona la discesa è stata forte, la preferenza rimane quindi sulle altre obbligazioni a spread: primo sugli emergenti, secondo sugli High Yield e terzo su investment grade.  Per quanto riguarda l’azionario, le valutazioni sono care in valore assoluto ma interessanti in valore relativo, posizione neutrale nell’ottica di aumentare il posizionamento a fronte di una correzione o di uno scenario positivo.

A link Eurizoncapital.it il podcast completo di Andrea De Marchi.  

 

Morgan Stanley: il diavolo si nasconde nei dettagli

Settembre si è rivelato il mese più difficile per i mercati finanziari dopo quello di marzo. Le azioni e le obbligazioni societarie hanno registrato una performance negativa, mentre i titoli di Stato hanno avuto solo un modesto incremento. La causa va ricercata principalmente nella mancanza di buone notizie e nei livelli elevati delle valutazioni. La buona performance dei titoli di Stato è una conseguenza naturale quando gli attivi rischiosi sono in difficoltà e i dati o le politiche economiche deludono. Contrariamente a quanto accaduto da aprile in poi, il flusso di dati e di notizie recepite è stato piuttosto deprimente. Dal mancato varo di un pacchetto di stimoli fiscali negli Stati Uniti alla reazione relativamente piatta all’annuncio della Fed di una nuova strategia sul fronte delle politiche monetarie, fino al peggioramento dei dati sui contagi, il mese non ha certo offerto molti motivi per celebrare. Fortunatamente, non c’è comunque molto di cui preoccuparsi, ma data la risalita dei mercati finanziari (S&P 500 in rialzo dell’8,9% nel terzo trimestre), ci si poteva aspettare una pausa. Consideriamo l’attuale sottoperformance del credito e dei mercati un semplice movimento di assestamento costruttivo, capace di creare un punto di ingresso interessante per aumentare l’esposizione al rischio. Le buone notizie sono già state scontate. La volatilità generata dalle politiche, dalla situazione politica e dall’emergenza sanitaria è aumentata, mentre le valutazioni, in generale, hanno registrato un’inversione. I fondamentali continuano a sostenere la ripresa dell’economia, anche se i progressi sono più lenti rispetto al terzo e quarto trimestre. L’occupazione continua a migliorare, il commercio e la produzione a livello globale restano saldamente in ripresa. Particolarmente robusta è la spesa al consumo che in numerosi Paesi sviluppati ha recuperato fino a superare i livelli pre-COVID.

Al link Morganstanley.com l’articolo completo

 

Anima: BTP, quali prospettive dopo il rally?

Il 14 ottobre il rendimento del BTP a 10y ha registrato un nuovo minimo storico (0,66%) si tratta di un calo impressionante, considerando che a marzo aveva sfiorato il 3%. I livelli record sono stati osservati su gran parte della curva dei rendimenti italiana (i BTP a 4y quotano tassi negativi e quelli a 5y non rendono più dello 0,10%, per avere un tasso superiore all’1% bisognare andare a 15y).

​​​​​L’apprezzamento dei governativi domestici e l’aumento dell’interesse degli investitori per i titoli di stato italiani è stato alimentato da: 1. Gli acquisti della BCE che con l’annuncio del PEPP si è dotata di una flessibilità impensabile prima della crisi e l’obiettivo sembrerebbe centrato: lo spread fra BTP e Bund decennali è tornato sui livelli pre-crisi; 2. Lo storico accordo sul Recovery Fund che ha ridotto in modo sensibile i rischi di disgregazione dell’Eurozona; 3. Il ridimensionamento del rischio politico che ha determinato due mesi consecutivi di acquisti record sui BTP.

Il contesto resta costruttivo, in prospettiva i fattori di supporto per i titoli di stato italiano non mancano: il livello estremamente compresso dei rendimenti sul mercato obbligazionario e le aspettative di una lunga fase di repressione finanziaria alimentano una vera e propria “caccia al rendimento” ed i BTP possono rappresentare una soluzione: le opportunità valutative si sono ridimensionate, lo spread rispetto al Bund (130 punti base) non è lontano dal livello medio registrato durante il triennio 2015-2017 (140 punti base) e la volatilità è crollata ai minimi storici. Più a lungo termine, la fragilità del quadro macro-fondamentale resta un fattore di rischio. Con un rapporto Debito/PIL al 158% e il rating un solo gradino sopra il livello "non-investment grade" per le agenzie Moody's e Fitch, sarà essenziale conservare la fiducia degli investitori attraverso una strategia credibile di riduzione del debito pubblico nel medio periodo.

Al link Animasgr.it l’articolo completo.

 

Pramerica: Scenario macroeconomico di ottobre 2020

Durante il mese di settembre i mercati azionari hanno registrato una certa debolezza, soprattutto nella parte finale del mese. Successivamente, già nei primi giorni di ottobre, hanno mostrato un andamento positivo, riportandosi sui valori di inizio estate. Questo è avvenuto all’interno di un contesto dove il flusso di notizie, sia sul fronte macroeconomico, sia su quello sanitario, non è stato positivo.

In particolare, per quanto riguarda l’andamento del virus, c’è stata un’accelerazione dei contagi soprattutto in Europa. Tuttavia, di fronte a un tasso di mortalità relativamente contenuto, il mercato sembra aver reagito positivamente. In merito al quadro macroeconomico, gli indici di fiducia hanno evidenziato segnali di stabilizzazione, non più di accelerazione. Le motivazioni della ripresa dei mercati azionari vanno allora rintracciate anche nell’abbondante liquidità presente nel sistema, che ha indotto gli operatori a effettuare scelte di investimento prescindendo dalle considerazioni di carattere più prettamente macroeconomico. Un altro aspetto che ha contribuito in maniera positiva al rialzo dei listini azionari americani è stato il cambiamento d’interpretazione sui risultati delle elezioni presidenziali USA. Se fino a un mese fa lo scenario di vittoria di Joe Biden veniva interpretato come un evento negativo, nelle ultime settimane, al contrario, tale scenario (che secondo i sondaggi è il più probabile) è stato valutato dai mercati come favorevole, in quanto è stata attribuita particolare rilevanza ai risvolti positivi del considerevole stimolo fiscale che il candidato democratico avrebbe intenzione di implementare. Secondo Pramerica occorre porre attenzione ai fondamentali: gli indici di fiducia in stabilizzazione, pur non profilando uno scenario di lockdown, riflettono una situazione intermedia, con misure di contenimento che potrebbero poi avere un impatto negativo sugli indici di fiducia stessi e implicazioni negative sull’economia. Sul fronte elettorale, sembra che il mercato, al momento, attribuisca una minor importanza al tema del finanziamento dell’ingente piano di stimolo fiscale di Biden che verrebbe realizzato attraverso un aumento della tassazione sulle imprese. Le prossime settimane saranno fondamentali per avere maggiori informazioni sugli sviluppi di questi temi; alla luce delle attuali incertezze e di possibili soprese negative, riteniamo che occorra procedere con un atteggiamento prudente e con un’esposizione al rischio inferiore rispetto a quella avuta nella parte centrale dell’anno.

Al link  Pramericsasgr.it il podcast completo di Fabrizio Fiorini

 

Amundi: “Elezioni americane al centro della scena”

A meno di una settimana dal voto degli elettori americani, in quelle che potrebbero essere le elezioni più contestate dei nostri tempi, gli investitori aspettano con ansia di vedere come reagiranno i mercati. Mentre la storia ha dimostrato che la leadership politica nello Studio Ovale ha avuto poco impatto a lungo termine sui rendimenti del mercato, abbiamo registrato volatilità nel breve termine nel corso del periodo elettorale. La storia può sembrare favorire il presidente uscente, ma quest'anno Joe Biden ha mantenuto un vantaggio stabile nei sondaggi nazionali.

Con il mercato che sta scontando una vittoria di Biden, potremmo vedere un incremento dell’analisi dell'agenda economica, fiscale e regolamentare. Tuttavia, dopo il dibattito finale, se avvicinandosi al 3 novembre il gap tra i due candidati dovesse restringersi, potrebbe esserci una maggiore volatilità nei mercati finanziari. I rischi di mercato potrebbero proseguire nei giorni e nelle settimane successive alle elezioni a causa della possibilità di ritardi nella proclamazione dell’esito elettorale.

A seconda del vincitore, alcuni settori di mercato potrebbero reagire in modo diverso. I settori delle big tech, della difesa, dei finanziari e dell'energia da combustibili fossili potrebbero registrare performance migliori sotto Trump, mentre i settori delle energie rinnovabili e delle infrastrutture potrebbero rivelarsi vincenti sotto Biden.

Al link Amundi.it l’articolo completo.

 

Carmignac: Cosa cambia il 2020?

L’intensità stessa dello shock del 2020 potrebbe innescare effetti potenzialmente determinanti a lungo termine per gli investitori. Queste ricadute colpiscono sia il potenziale di crescita economica che il futuro dell’inflazione; tutte problematiche che non possono essere ignorate quando ci si interroga sulle prospettive dei mercati. Secondo Carmignac lo shock del 2020 ha rafforzato le convinzioni sulle tendenze a medio termine ed infatti struttura i propri fondi su titoli growth di qualità elevata, miniere aurifere, obbligazioni corporate, rigorosamente selezionate per la loro capacità di superare questo periodo travagliato senza grandi difficoltà, e sulla riduzione dell’esposizione valutaria.

Il futuro della crescita:  l’attivismo dei governi, che ci sono fatti carico delle quasi totalità delle perdite dovute alla crisi, ha spinto i disavanzi di bilancio a livelli esorbitanti, finanziati dagli interventi delle Banche Centrali. Ma è illusorio fare affidamento sul proseguimento incontrollato di questo movimento e pertanto nella visione a lungo termina va integrata la prospettiva di uno scenario limite. Lo scenario di riferimento da tenere in considerazione in questa fase è quello di una crescita debole a medio termine. 

Il futuro dell’inflazione: se  è vero che nel breve periodo non mancano le argomentazioni a favore di un aumento dei prezzi e che i governi e le BC auspicano la ripresa dell’inflazione le pressioni deflazionistiche a lungo termine restano molto forti. Oltre agli effetti del sovraindebitamento, l’ambito tecnologico ha creato economie di scala che hanno abbattuto il costo dei servizi erogati.

Anche se il desiderio di una certa ripresa dell’inflazione dovesse concretizzarsi, la determinazione delle Banche Centrali a mantenere i tassi d’interesse reali più bassi possibili rappresenta una prospettiva abbastanza chiara per i mercati obbligazionari.

Al link  Carmignac.it  l’articolo completo.

 

Fidelity: Il puzzle dell’inflazione e come affrontarlo

La pandemia ha aumentato le forze a lungo termine che determinano l’inflazione. Gli stimoli monetari e fiscali possono spingere i prezzi verso l’alto, anche se le capacità inutilizzate e la disoccupazione li spostano nella direzione opposta. Qualunque sia la dinamica che finirà per dominare questo tiro alla fune dell’inflazione, gli investitori dovrebbero prepararsi al caso in cui l’inflazione dovesse tornare più velocemente di quanto il mercato si aspetti. L'inflazione è tornata a essere ancora una volta un argomento caldo. Da quando, nel 1980, il Presidente della Federal Reserve Paul Volcker fermò il forte aumento dei tassi di interesse, l'inflazione è rimasta contenuta. Anche dopo la crisi finanziaria, l'inflazione non ha registrato impennate, nonostante le preoccupazioni degli economisti che i programmi di quantitative easing, allora sperimentali, introdotti dalle economie avanzate sarebbero stati altamente inflazionistici. Quest'anno, i trend secolari che hanno frenato l'inflazione per decenni si sono scontrati con le forze dirompenti originate da un virus che ha sconvolto il mondo. Inizia quindi il dibattito su quali forze domineranno la crescita dei prezzi nei prossimi anni. La posta in gioco è alta perché i rendimenti sono già al minimo, quindi anche una leggerissima inflazione potrebbe erodere i rendimenti e far girare i prezzi dei beni.

Al link Fidelity.it l’articolo completo.

 

AllianceBernstein: “Perché l’obbligazionario europeo è ora più attraente”

Secondo Alliance Bernstein i mercati obbligazionari in euro offrono agli investitori attivi opportunità interessanti e un reddito appetibile. I fondamentali sono in miglioramento a seguito della crisi: il piano per la ripresa dell’Europa segna una nuova fase dell’integrazione europea, suggerendo una diminuzione del rischio politico. Viceversa, si registra un aumento degli attriti politici in molte altre parti del mondo, soprattutto negli Stati Uniti. Il quadro tecnico è estremamente favorevole grazie alla politica monetaria. La BCE conferma il proprio impegno e dovrebbe quindi consentire alle imprese dell’Eurozona di continuare a emettere nuove obbligazioni a tassi molto bassi e a rifinanziare i propri debiti. A titolo di confronto, il programma di acquisti della Federal Reserve (Fed) è più recente e coprirà una quota molto più ridotta. Di conseguenza, il mercato dell’area euro  potrebbe evidenziare una volatilità più contenuta rispetto agli omologhi di altre parti del mondo, in particolare gli Stati Uniti. Le valutazioni europee sono interessanti. I mercati obbligazionari in dollari offrono un’enorme gamma di investimenti ed eccellenti opportunità per la selezione attiva dei titoli. Il mercato HY in euro ad esempio offre anche un profilo solido in termini di qualità creditizia.

L’importanza della gestione dinamica Un portafoglio obbligazionario in euro gestito in modo dinamico, che coniuga titoli di Stato e obbligazioni investment grade di qualità superiore con emissioni a più alto rendimento, è potenzialmente in grado di generare livelli interessanti di reddito con un rischio modesto.  

Al link AllianceBernstein.com l’articolo completo.

 

Pictet: “Segnali positivi, ma i rischi permangono”

La ripresa dell’economia globale dagli effetti della pandemia prosegue, ma nei prossimi mesi gli investitori dovranno affrontare una serie di rischi. Asset allocation: neutrali sulle azioni e sulle obbligazioni e sovrappeso sul franco svizzero e sull’oro.Regioni e settori azionari: strategia barbell che prevede il mantenimento di titoli difensivi di qualità e di titoli ciclici interessanti. Reddito fisso e valute: scelta per le obbligazioni cinesi in renminbi e il credito statunitense investment grade.

Al link Pictet.it l’articolo completo.

 

Da Alessia Vicario - Responsabile Progetti & Ufficio Studi presso Quantalys Italia.